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Ansia sociale: quando il giudizio degli altri ci blocca

  • Immagine del redattore: Produzione Webidoo
    Produzione Webidoo
  • 6 ott
  • Tempo di lettura: 3 min
Ansia sociale

Provare ansia in situazioni sociali è normale. Un colloquio, una presentazione, un appuntamento possono generare nervosismo. Ma per molte persone, queste situazioni diventano veri e propri ostacoli. Si chiama ansia sociale (o fobia sociale) ed è una forma di disagio che nasce dalla paura intensa di essere giudicati, osservati o umiliati dagli altri.

Chi soffre di ansia sociale non è semplicemente timido. È una persona che, pur desiderando relazioni autentiche, si sente bloccata, inadeguata o sotto esame ogni volta che entra in contatto con gli altri.


Cos’è l’ansia sociale: sintomi e segnali da non sottovalutare


L’ansia sociale può manifestarsi in modi diversi, da un lieve disagio in contesti pubblici a una vera e propria evitazione di qualsiasi situazione sociale. Tra i sintomi più comuni troviamo:


  • Tachicardia, sudorazione, rossore in volto

  • Difficoltà a parlare, tremore della voce o silenzi imbarazzanti

  • Paura del giudizio o di fare una “brutta figura”

  • Pensieri anticipatori negativi (“e se sbaglio?”, “mi guarderanno male”)

  • Desiderio di evitare ogni contesto sociale, anche se importante (lavoro, scuola, relazioni)

Col tempo, questa ansia può trasformarsi in un vero ostacolo alla vita quotidiana: si rinunciano a opportunità, legami e scelte, pur di non affrontare l’esposizione sociale.


Le situazioni che scatenano l’ansia sociale


Ogni persona ha i suoi “trigger”, ma esistono alcune situazioni tipiche che attivano l’ansia da prestazione sociale:


  • Parlare in pubblico o partecipare a riunioni

  • Mangiare o bere davanti agli altri

  • Interagire con figure autoritarie o sconosciuti

  • Iniziare una conversazione o esprimere opinioni

  • Essere osservati mentre si svolge un compito

In questi momenti, la persona teme di essere “scoperta” nelle proprie fragilità. Il problema non è solo la situazione, ma l’interpretazione che se ne dà: “penseranno che sono ridicolo”, “mi giudicheranno male”, “non mi vorranno più vedere”.


Le conseguenze dell’ansia sociale


L’ansia sociale, se non affrontata, può diventare invalidante. Le persone cominciano a evitare sempre più contesti, fino a rinchiudersi in un isolamento doloroso. I legami si indeboliscono, la vita professionale e relazionale viene limitata, l’autostima crolla.


Spesso, chi ne soffre vive anche:


  • Bassa autostima e autosvalutazione

  • Senso di vergogna costante

  • Difficoltà a costruire relazioni affettive stabili

  • Stati depressivi secondari al ritiro sociale

Non è raro che si sviluppino comportamenti di compensazione: uso di alcol, dipendenza dai social, evitamento sistematico.


Psicoterapia e ansia sociale: come si può intervenire


La buona notizia è che l’ansia sociale si può affrontare. Con un percorso psicoterapeutico mirato, è possibile:


  • Riconoscere i pensieri distorti che alimentano la paura del giudizio

  • Imparare a gestire le reazioni fisiche e cognitive dell’ansia

  • Esplorare le origini relazionali ed emotive del disagio

  • Allenare, gradualmente, l’esposizione alle situazioni temute

Nel mio lavoro clinico utilizzo un approccio sistemico-relazionale, che non si limita a trattare il sintomo, ma considera la persona nella sua rete di relazioni, nella sua storia e nel suo modo di “stare al mondo”. La terapia aiuta a riprendere fiducia, a uscire da una posizione difensiva e a riconoscere il proprio valore anche quando si è esposti allo sguardo altrui.


Esporsi, un passo alla volta


Uno degli aspetti più importanti della cura dell’ansia sociale è il processo graduale di esposizione. Non si tratta di buttarsi nella folla da un giorno all’altro, ma di affrontare le paure un passo alla volta, con il giusto supporto. Ogni piccolo traguardo – un saluto, una telefonata, una conversazione in gruppo – può diventare una conquista. Il cambiamento avviene quando ci si sente al sicuro nel processo, non costretti.


Quando chiedere aiuto?


È il momento di rivolgersi a uno psicoterapeuta quando:


  • L’ansia ti limita in ambito sociale, scolastico o lavorativo

  • Rinunci a occasioni importanti per paura del giudizio

  • Eviti situazioni anche familiari o amicali

  • Ti senti spesso “sbagliato” o “inadeguato”

  • L’isolamento sta diventando una gabbia

Chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma un atto di responsabilità verso sé stessi.


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Dott. Fabio Garzara


Dottore in Psicologia clinica e Psicoterapeuta
Iscr. Albo degli Psicologi del Veneto n. 10166

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