Attacchi di panico: come riconoscerli e affrontarli con la psicoterapia
- Produzione Webidoo

- 1 nov
- Tempo di lettura: 3 min

Immagina di essere in mezzo alla folla, in macchina, a casa o persino in un momento tranquillo. All’improvviso, senza un motivo apparente, ti senti il cuore battere all’impazzata, ti manca l’aria, ti gira la testa. Hai la sensazione di perdere il controllo, di impazzire, o addirittura di morire. Questa è l’esperienza che vivono molte persone che soffrono di attacchi di panico. Un’esperienza che spaventa, disorienta, e che spesso viene vissuta in solitudine e silenzio, per paura di non essere compresi o presi sul serio.
Cos’è un attacco di panico?
Un attacco di panico è un episodio di ansia acuta e intensa, che si manifesta in modo improvviso e può durare da pochi minuti fino a mezz’ora. Durante la crisi, la persona sperimenta un picco di sintomi fisici e cognitivi che provocano un senso di minaccia imminente, anche in assenza di un pericolo reale.
I sintomi più comuni includono:
Palpitazioni o tachicardia
Difficoltà respiratoria o sensazione di soffocamento
Tremori, sudorazione intensa, vertigini
Nausea, dolori al petto
Sensazione di distacco dalla realtà (derealizzazione)
Paura di perdere il controllo o morire
Spesso chi ne soffre si reca al pronto soccorso, convinto si tratti di un infarto. Invece, si tratta di una manifestazione estrema dell’ansia.
Il circolo vizioso del panico
Il vero problema, spesso, non è l’attacco in sé, ma la paura che si ripeta. Si innesca così un meccanismo pericoloso: si vive in uno stato di allerta costante, si cominciano a evitare luoghi o situazioni associate alla crisi, e la vita si restringe progressivamente. Questo meccanismo è noto come "paura della paura". Più si cerca di controllare l’ansia, più cresce l’angoscia. Ed è proprio questo che mantiene il disturbo nel tempo.
Cosa distingue il panico dall’ansia generalizzata?
Sebbene entrambe siano forme di disturbo d’ansia, l’ansia generalizzata ha un andamento più costante e diffuso, mentre gli attacchi di panico sono acuti, improvvisi e spesso sconnessi da eventi specifici. Chi soffre di panico, però, può sviluppare anche una forma di ansia anticipatoria, ovvero l’ansia di avere un nuovo attacco. È una condizione molto stressante, che porta all’evitamento di luoghi pubblici, viaggi, situazioni sociali, fino al ritiro dalla vita quotidiana.
Il ruolo della psicoterapia
Affrontare gli attacchi di panico da soli è difficile. Ma con il giusto percorso terapeutico, è possibile comprendere il significato profondo di ciò che accade e riappropriarsi del proprio equilibrio. Attraverso la psicoterapia sistemico-relazionale, che è l’approccio che utilizzo nel mio lavoro clinico, è possibile:
Esplorare le dinamiche relazionali e affettive che alimentano l’ansia
Individuare i fattori scatenanti o predisponenti
Lavorare sul dialogo interiore, sulle aspettative e sul senso di controllo
Acquisire strategie di regolazione emotiva efficaci
La psicoterapia non si limita a spegnere i sintomi: aiuta a costruire nuove risposte, più consapevoli e funzionali, rispetto a ciò che genera stress e insicurezza.
Strategie utili durante un attacco
In attesa di intraprendere un percorso psicologico, può essere utile:
Accettare i sintomi senza combatterli: “È un attacco di panico, non un infarto”
Focalizzarsi sul respiro lento e profondo
Ripetersi frasi rassicuranti: “Passerà, non è pericoloso”
Evitare la fuga: restare nella situazione (se sicura) aiuta a disinnescare la paura
Ricorda: evitare non è una soluzione, ma un rinforzo del problema.
Quando chiedere aiuto?
Spesso le persone aspettano mesi, se non anni, prima di rivolgersi a uno specialista. Ma il tempo da solo non basta a risolvere il disturbo. È importante cercare un aiuto professionale quando:
Gli attacchi sono ricorrenti e limitano la tua vita
Hai iniziato a evitare situazioni per paura del panico
Vivi costantemente in allerta, temendo il “prossimo attacco”
Ti senti bloccato, confuso o incompreso
Rivolgersi a uno psicoterapeuta è il primo passo per tornare a vivere pienamente.
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