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Separarsi con consapevolezza: affrontare la fine di una relazione senza distruggersi

  • Immagine del redattore: Produzione Webidoo
    Produzione Webidoo
  • 6 ott
  • Tempo di lettura: 3 min
Separarsi

Finire una relazione di coppia è tra le esperienze più dolorose e complesse che si possano vivere. Che la decisione sia maturata lentamente o arrivi in modo improvviso, ogni separazione di coppia porta con sé un carico emotivo profondo: tristezza, rabbia, paura, senso di colpa, smarrimento. Eppure, lasciarsi non è sempre un fallimento. In alcuni casi, è una scelta necessaria per uscire da una situazione che non fa più bene a nessuno. La sfida è farlo in modo consapevole, evitando che la fine di un rapporto si trasformi in una guerra emotiva o in un vuoto da riempire in fretta.


Come si arriva a una separazione?


Ogni coppia ha la sua storia, ma esistono alcuni segnali ricorrenti che indicano che la relazione è entrata in una fase critica e forse irreversibile:

  • Dialogo assente o sempre conflittuale

  • Perdita di intimità emotiva e fisica

  • Mancanza di progettualità condivisa

  • Senso di estraneità o indifferenza

  • Presenza costante di tensioni, rancore o silenzi pesanti

  • Tradimenti, bugie o mancanza di fiducia

  • Percezione che il partner sia diventato “un altro”

In molti casi, i partner restano insieme per abitudine, paura o dipendenza affettiva, ignorando il fatto che la relazione non nutre più, ma consuma.


Il dolore della separazione: un passaggio necessario


Ogni fine di una relazione comporta un vero e proprio lutto emotivo. Si perdono routine, abitudini, ma soprattutto un’identità costruita nel tempo: quel “noi” che dava sicurezza, anche quando era fonte di sofferenza.


È normale sentire:


  • Senso di fallimento, anche se si è stati parte attiva della decisione

  • Paura del vuoto, della solitudine o del “non sapere cosa succederà”

  • Gelosia, rimpianto, rabbia

  • Senso di colpa, specie se ci sono figli coinvolti

La psicoterapia può accompagnare la persona (o entrambi i partner) in questo percorso di elaborazione e trasformazione, aiutando a dare un senso a ciò che accade, senza negare né affondare nel dolore.


Separarsi senza distruggersi: è possibile?


Sì, è possibile. Ma serve consapevolezza, ascolto e – se necessario – un aiuto esterno. Una separazione consapevole non è una rottura improvvisa o impulsiva, ma un processo in cui:


  • Si riconoscono i limiti raggiunti dalla relazione

  • Si prova a comunicare in modo rispettoso, anche nel conflitto

  • Si evita di usare figli, amici o parenti come strumenti di guerra

  • Si costruisce un nuovo equilibrio individuale e, se possibile, anche un rapporto civile post-rottura

È un lavoro complesso, ma profondamente liberatorio. Perché consente di lasciarsi senza annientarsi, e di ritrovare sé stessi.


Il ruolo della psicoterapia nella separazione


Un percorso psicologico può essere utile:


  • Prima della decisione, per chiarire le emozioni e i bisogni

  • Durante, per gestire il dolore, la rabbia e il disorientamento

  • Dopo, per ricostruire una nuova identità personale

Nel mio approccio sistemico-relazionale, la separazione viene letta come una tappa significativa del ciclo di vita della coppia. Anche le storie che finiscono hanno valore, e riconoscerlo permette di uscire dalla logica del colpevole e della vittima, per entrare in quella della responsabilità condivisa.


E se ci sono dei figli?


Quando ci sono dei figli, è ancora più importante che la separazione non diventi uno scontro distruttivo. I bambini non devono essere schierati, ma accompagnati nella comprensione di ciò che accade, con linguaggi e tempi adatti alla loro età. Una separazione gestita con rispetto insegna che anche i legami, quando cambiano, possono essere affrontati senza violenza, manipolazione o vendetta.


Ricominciare: non è un fallimento, è un passaggio


Lasciare una relazione importante non è mai semplice. Ma può essere l’inizio di qualcosa di nuovo, di più autentico e vicino a sé stessi. Chi sceglie di separarsi con consapevolezza non cancella ciò che è stato: lo onora, lo elabora e poi lo lascia andare. E proprio per questo, può aprirsi di nuovo alla vita, ai legami e alla propria crescita personale.


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Dott. Fabio Garzara


Dottore in Psicologia clinica e Psicoterapeuta
Iscr. Albo degli Psicologi del Veneto n. 10166

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